Questa pianta fa parte della famiglia degli origani, una leggenda racconta che fu Venere, dea romana dell’amore a darle questo nome, per ricordare ai mortali la sua bellezza. Afrodite dea greca dell’amore la usò per curare le ferite del figlio Enea.
Il nome maggiorana deriva probabilmente dall’arabo “marjanie” che significa “incomparabile”, mentre il nome Origanum Amaracus con il quale veniva chiamata dai romani, sembrerebbe derivare da una leggenda legata all’isola di Cipro. Un ufficiale della corte del Re di Cipro, Amaraco, incaricato di sorvegliare la stanza dove erano custoditi i profumi, un giorno senza volerlo ruppe il vaso, spargendo per terra il suo contenuto, una preziosa essenza, e per la disperazione morì di crepacuore. Gli dei impietositi lo trasformarono in quell’erba aromatica chiamata maggiorana.
Per i greci era simbolo di felicità, armonia e pace: si piantava sulle tombe per dare riposo ai defunti. Ma più amabile era la credenza secondo la quale dormire con un po' di maggiorana sotto il cuscino avrebbe fatto apparire in sogno il futuro amore.
Pianta erbacea cespugliosa perenne nei suoi luoghi di origine in Africa Nordorientale e in Asia Centrale, e poiché in Europa non è pianta selvatica, le eventuali maggiorane spontanee che potremmo incontrare, saranno semplicemente sfuggite agli orti dove vivevano.
In cucina la maggiorana ha un sapore piccante, molto aromatico ed un profumo intenso e caldo che insieme conferiscono alle pietanze un aroma ed un gusto ricco e penetrante. Ottima su carne, pesce, minestre, insalate miste, pomodori e formaggi. Si può particolarmente apprezzare in semplici piatti di pasta dove rivela tutto il suo carattere.
Le foglie si usano fresche, le sommità fiorite raccolte in tempo balsamico vengono essiccate all’ombra, in un luogo ventilato ed hanno un sapore più pronunciato delle foglie fresche. La delicatezza del profumo non sopporta lunghe cotture. E’ sempre meglio aggiungere la maggiorana, fresca o essiccata a fine cottura per conservare tutto l’aroma.
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